domenica 7 dicembre 2008

La "rivoluzione copernicana" Kantiana

Per Kant la conoscenza parte dall’esperienza che è l’incontro tra il materiale sensibile e l’intelletto. La conoscenza per Kant non può essere oggettiva, vi sono due possibilità: o lo spazio e tempo sono oggettivi o sono invece metodi universali dell’uomo. Kant propende per la seconda ipotesi.‘La cosa in sé’ viene definita da Kant noumeno = oggetto puro.La realtà così come la vedono gli esseri umani, viene invece definita fenomeno, e per Kant tutti gli esseri umani vedono la realtà allo stesso modo.
Lo spazio è inteso da Kant come forma del "senso" esterno, cioè come modo di spazializzare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un’altra persona.
Il tempo è invece mezzo per collocare i sentimenti in una linea temporale. Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio solo quelle esterne.
L'intelletto dà giudizi (giudizi = soggetto + predicato) ed è diviso in categorie, le categorie sono i filtri che permettono di organizzare il pensiero.
Per Kant non possiamo andare oltre l'esperienza, ossia oltre il mondo fenomenico.
Spazio e tempo sono caratteristiche dell'intuizione sensibile (caratteristica delle facoltà razionali), inoltre vengono prima dell'esperienza perché sono capacità umane.
Per Kant quindi la matematica e la geometria sono la base di tutte le scienze:
Geometria = spazio
Aritmetica = tempo (Il numero è una successione di unità)
Kant ritiene le scienze accettabili in quanto adatte al fenomeno, cioè alla realtà così come la vedono gli esseri umani. Tutti gli esseri umani vedono allo stesso modo e Kant non parla di scienza oggettiva ma di scienza universale.
I giudizi possono essere di più tipi:
Analitici = (dal greco "analuo": sciolgo) quando il predicato non aggiunge nulla al contenuto del soggetto
Sintetici = (dal greco "sintato": metto insieme) quando il predicato aggiunge qualcosa al contenuto del soggetto
A priori = a prescindere dall’esperienza
A posteriori = dipendono dall’esperienza.
Nell'introduzione, Kant si pone il problema di definire quali giudizi siano scientifici; giunge quindi a caratterizzare la conoscenza scientifica con tre caratteristiche: universalità, necessità, fecondità. Una disciplina per essere scientifica, infatti, deve essere valida ed esprimere contenuti uguali per tutti gli uomini (universalità), deve essere altresì valida in ogni luogo ed in ogni tempo (necessità) e le considerazioni esposte devono ampliare il patrimonio conoscitivo (fecondità). Posta questa premessa, Kant analizza le posizioni filosofiche presenti all'epoca, raggruppandole nei due grandi gruppi del dogmatismo e dell'empirismo, ed associando ad ognuno di questi una particolare tipologia di giudizio (col termine giudizio Kant intende l'unione di un soggetto e di un predicato). Secondo il filosofo, tipici del razionalismo sono i giudizi analitici a priori: si tratta quindi di ragionamenti che godono di necessità ed universalità, ma non della fecondità, poiché il predicato si limita ad esplicare (sciogliere) caratteristiche già presenti nel soggetto. Gli empiristi (soprattutto l'indirizzo scettico humiano) sfruttano giudizi sintetici a posteriori: sono fecondi, ma non sono universali o necessari, in quanto sono legati all'esperienza, e non sfruttano le forme a priori (che Kant assume uguali per tutti gli uomini ed uniche forme attraverso cui è possibile la conoscenza). Kant giunge dunque a considerare l'unica forma di conoscenza veramente scientifica: i giudizi sintetici a priori. Questi si basano sulle forme a priori della ragione umana (spazio, tempo e le dodici categorie), da cui derivano necessità ed universalità, aggiungendo nel contempo qualcosa di nuovo al soggetto (fecondità).
La scienza perciò esiste ed è universale, perché alla sua base vi sono i giudizi sintetici e a priori, quindi fecondi e universali.
La matematica è anch’essa composta da giudizi, ad esempio "2+2 = 4" è un giudizio:"2+2" è il soggetto"4" è il predicatoIl predicato in questo esempio è attività sintetica perché aggiunge qualcosa al soggetto.
La scienza non è oggettiva ma non ha importanza ciò che interessa è che sia universale cioè che valga per tutti gli uomini. Siamo noi a spazio temporalizzare le cose e quindi siamo noi ad inquadrare e ordinare la realtà.

Nessun commento: